La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 15 giugno 2024 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

XI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO  -B-

Letture:

Ez 17,22-24 /Sal 91 /2Cor 5,6-10 /Mc 4,26-34

Mettere radici e crescere.

   Anche Gesù ha iniziato la sua campagna: annuncia che il regno di Dio si è fatto vicino. Il regno di Dio non è un partito di uomini, ma un’affermazione di fede: “Dio regna”. Che questo sia vero è questione di fede. Come e dove il regno di Dio si manifesti è questione di fede.

Come è presente questo regno di Dio? Quale sorte spetta alla parola di Gesù? E oggi, quale sorte spetta alla parola di Dio diffusa dagli altoparlanti delle chiese? E sui canali tv che trasmettono nel mondo?

Perché questo annuncio della parola di Dio sembra troppe volte inefficace? Questo è l’interrogativo che sempre ci si fa.

Sono tanto giuste le parole di molte persone di buona volontà (e non solo quelle di papa Francesco!). Come mai finiscono – sembra – nel vento? Sembra non siano ascoltate, sembra che nel mondo si faccia il contrario.

C’è la risposta di Gesù su questo fatto, che la parola di Dio appare spesso inefficace. La risposta è nelle parabole del seme.

Gesù assicura: il regno di Dio è presente, ma come un seme. La parola è efficace e operante, ma come un seme.

Gesù assicura anche che questo seme è seminato, lavora sotto terra, invisibile ma ha successo già ora, non domani soltanto, nel futuro.

Il seme della parola cresce nel presente, in questo nostro campo che è il mondo. La lezione delle parabole del seme è evidente: invitano alla fiducia.

   Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme sul terreno: dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa

Il contadino scompare. Ritorna solo alla fine, all’ora del raccolto. C’è il tempo dell’azione e il tempo dell’inattività. Tutto è affidato alla terra e al seme.

È sottolineato questo lungo tempo e questo è proprio il problema. Dopo esser stato buttato, il seme ritarda. Cioè dopo che il regno di Dio è seminato, tarda a manifestarsi: il che provoca turbamento.

C’è un tempo fra la semina e il raccolto nel quale Dio sembra tacere: sembra che la storia umana gli sfugga dalle mani. La storia stessa di Gesù sembra interrompersi e restare incompiuta. Ma non è così.

Il tempo dell’apparente assenza di Dio non deve turbare. Il seme cresce; nonostante le apparenze cresce comunque.

Gesù dà ancora una lezione di fiducia e anche di pazienza. È proprio nel silenzio della terra, quando il seme sembra scomparire, che avviene il grande miracolo di mettere radici e crescere. Non sono gli uomini che danno forza al seme del regno, né la loro impazienza. Gli uomini non sono in grado di affrettare la crescita del regno. Il seme cresce per forza propria.

   Con molte parabole Gesù annunciava il regno, come potevano intendere, ma ai discepoli in privato spiegava ogni cosa. Quella del regno di Dio è una realtà da vivere più che da comprendere. Il regno è donato a chi è dentro, non a chi resta al di fuori. Chi resta al di fuori intravede soltanto qualcosa e resta perplesso, perché sta all’esterno a guardare.

Stando vicini al Maestro si può sempre partecipare al regno e si possono chiedere spiegazioni, si può interrogare Gesù come fanno i discepoli… e il regno è già dato.