La riflessione domenicale
Pubblicato giorno 24 agosto 2024 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale
XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -B-
Letture:
Gs 24,1-2.15-17.18 /Sal 33 /Ef 5,21-32 /Gv 6,60-69
Davanti a un bivio: da chi andremo?
C’è in questa pagina cruciale del IV Vangelo la doccia fredda… dell’incomprensione verso Gesù, e del rifiuto di Gesù. Ma c’è anche la fede: il fatto molto positivo di quelli che lo seguono e dicono con Pietro “Tu hai parole di vita eterna”.
Incomprensione: è quella della folla che segue Gesù e lo cerca per il pane, non per i segni che ha visto. Anzi, i segni non li ha proprio notati! Incomprensione: è quella dei giudei, che non hanno saputo comprendere il mistero dell’origine di Gesù: come dice di esser disceso dal cielo se è figlio del falegname?
Ora c’è anche il rifiuto: rifiuto della carne e del sangue di Cristo, da mangiare, bere! È il rifiuto cioè di riconoscere alla morte in Croce e alla sua eucaristia la forza di salvarci. I giudei si misero a discutere…
A questo punto l’incredulità non è solo della folla, ma coinvolge pure la cerchia dei discepoli. Anche loro mormorano e si scandalizzano di fronte alla pretesa di Gesù di essere disceso dal cielo e di essere la salvezza del mondo. Il discorso è duro -dicono-, come possiamo accettarlo?
In che cosa consiste il “discorso duro”? È accaduto tante volte nella storia e ai discepoli; oggi accade ancora nella comunità. Prima o poi si ascolta la parola del Signore, che piace, ma è una parola che sembra esigere troppo. È una parola inattesa che appare impossibile da realizzare: di fronte ad essa ciascuno è colto da paura. È l’ora della crisi: nella crisi o si sale attraverso una purificazione e ci si attacca al Signore più saldamente, o si torna indietro. Dura è la prova di Gesù e diventa dura per ogni discepolo. Infatti molti tornarono indietro da quel momento. Tornare indietro è l’opposto del “seguire”, il contrario di un cammino in avanti per condividere la vita di Gesù sempre più profondamente.
L’incredulità ha raggiunto ormai il cuore della comunità, e Gesù non cambia parole, non ricorre ad altre spiegazioni. Porta il discorso alla radice della fede, cioè nella profondità misteriosa di ogni persona, nel punto dove la grazia del Padre e la risposta libera dell’uomo si incontrano. Nessuno può venire a me, se non gli è dato dal Padre. È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla. Le mie parole sono spirito e vita.
L’uomo non può nulla (la carne non giova a nulla), soltanto lo Spirito di Dio può far rinascere. L’uomo non può ottenere la vita da sé stesso. Solo se rinuncia alla pretesa di fare da sé e riconosce la sua povertà, l’uomo si pone nella condizione di aprirsi alle parole di Gesù.
C’è anche la fede, nel racconto, non solo l’incredulità (…dei giudei, della folla, di molti discepoli). Gesù costringe la sua cerchia a pronunciarsi e a non sfuggire al problema: Volete andarvene anche voi? Pietro a nome di tutti risponde con le parole della fede di ogni discepolo: Tu hai parole di vita eterna. Noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio.
Di solito prima si conosce e poi si crede. Invece prima c’è la fiducia e poi si conosce, poi si comprende: man mano che si va avanti si comprende la bellezza del piano di Dio. Le cose più grandi della vita si comprendono vivendole.
Siamo a un bivio che conferma nella fede alcuni e allontana altri. Ognuno si trova a questo bivio… quando è provato dalla stanchezza, quando inciampa nella mancanza di salute, quando fa fatica a restare a contatto con le fragilità del suo prossimo… Allora le parole di Pietro salvano (come in calcio d’angolo!): Da chi andremo Signore? Fatico ad accettare ciò che mi chiedi, ma so che è l’unica strada. Non voglio ritrovarmi a mendicare parole che non hanno la forza di rimettermi in cammino.