La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 13 settembre 2024 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO  -B-

Letture:

Is 50,5-9 /Sal 114 /Giac 2,14-18 /Mc 8,27-35

Occorre fare qualcosa!

   Gesù è come un capocomitiva, come un capocordata che avvisa i suoi: “Preparatevi. Adesso viene il difficile”.

Con questo episodio siamo al centro del Vangelo di Marco. Con l’affermazione di Pietro “Tu sei il Cristo” ora si svolta. Finora è stato bello seguire Gesù. Tutto bello: la folla che lo cerca, le guarigioni, il successo… Era bello ascoltare, sognare… Ora occorre entrare nel Regno.

D’ora in poi occorre fare qualcosa. Ma che cosa? Perdere la propria vita per salvarla? Perché? Che cosa vuol dire?

Ora si sa chi è Gesù. Si sa che Gesù è il Messia mandato da Dio, come Pietro afferma, adesso occorre entrare nel Regno perché il Regno è arrivato. Pietro ha detto giusto “Tu sei il Cristo”. È esatto, ma incompleto! Quale tipo di Messia? Gesù deve cominciare da capo un insegnamento nuovo.

Gesù comincia a insegnare una cosa nuova… che il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere respinto dalle autorità religiose e ucciso e dopo tre giorni risuscitare. Sarà respinto dagli scribi, cioè dalla gente di cultura che allora, nella società, contavano. Il piccolo gruppo dei discepoli in questo momento è compatto. Sono pieni di fiducia in Gesù e non possono più staccarsi da lui, ma sono messi a dura prova da queste previsioni del Maestro.

La loro prima reazione è bene espressa da Pietro: come mai? Questo non è possibile! I Dodici capiscono bene che se questo succederà a Gesù, qualcosa di simile succederà anche a loro. Il loro avvenire non sarà certamente roseo. Tutto l’orizzonte si annebbia e si oscura.

Gesù allora dice a Pietro che egli non capisce niente del piano di Dio. Insieme a Pietro, i Dodici sono messi a confronto col piano di Dio così come è. Ed è una dura realtà.

La reazione interiore dei discepoli contrasta con le affermazioni di Gesù, ma ormai sono presi totalmente dalla sua persona e il Signore sa di poter parlare apertamente. Tuttavia le sue parole rimangono durissime.

Gesù ha parlato di sé e del suo destino in modo chiaro, suscitando lo sgomento dei suoi. Gradualmente comincia a mostrare che la propria via diventa, un po’ alla volta, anche la via dei suoi.

Insegna che il Figlio dell’Uomo entra anche nella vita dei seguaci. Avviene proprio quello che gli Apostoli inconsciamente temevano. La via di Gesù è la via anche dei suoi.

Ecco che Gesù dice: Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso. Pietro rinnega Gesù quando dice di non conoscerlo: e così il discepolo dirà di non conoscersi più, di non tener più conto della sua vita, di non prendersi in considerazione più di tanto.

Gesù continua: Prenda la sua croce e mi segua… prenda cioè tutti i disagi che comporta il seguire Gesù.

Mi segua”: in questa parola c’è tutta la forza del discepolo che baderà bene a tutte le cose dette da Gesù e che dirà: seguirlo, restare con lui anche se sarà duro.

Una prima cosa che Gesù dirà ai suoi e a noi: continuate il vostro servizio, perché io sono venuto non per essere servito, ma per servire… E poi tutte le altre cose che dirà!

La strada è tracciata. Basta andar dietro a colui che precede, fare come lui (cercare, almeno!).

Basta con le parole: un passo dopo l’altro e avanti, sulla sua via!