La riflessione domenicale
Pubblicato giorno 28 dicembre 2024 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale
I DOMENICA DOPO NATALE – SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE
Letture:
1Sam 1,20-22.24-28 /Sal 83 /1Gv 3,1-2.21-24 /Lc 2,41-52
Gesù al centro della famiglia.
La santa Famiglia vive a Nazareth anni abbastanza normali, dopo i fatti eccezionali della nascita di Gesù a Betlemme.
Il Bambino cresceva regolarmente come tutti i ragazzi «in sapienza, statura e grazia», in una famiglia di modeste condizioni ma serena e unita.
È un fatto normale il pellegrinaggio a Gerusalemme quando Gesù ha 12 anni. È un’esperienza comunitaria, allegra, indimenticabile: uno stacco nella monotonia di un’esistenza ripetitiva.
Ma ecco che in quel viaggio succede l’imprevisto: qualcosa di sconvolgente. Il dodicenne Gesù si stacca dai suoi e va per la sua strada. Lo cercano con angoscia, quel figlio circondato da un amore immenso.
Però i genitori dimenticano subito l’angoscia del “Chi l’ha visto?”, quando lo ritrovano alla fine di quei tre giorni interminabili.
Subentra allora la meraviglia, dei suoi come pure dei maestri della Scrittura, tutti pieni di stupore a sentire l’adolescente Gesù che mostra intelligenza acuta nelle cose di Dio e dà risposte sapienti. Si meravigliano del suo interesse, della sua capacità di comprendere e approfondire la Parola, collegando tra loro e confrontando diversi dati del messaggio.
Aveva imparato da Giuseppe e, in particolare da Maria che fin dall’inizio «meditava nel cuore» e conservava nella memoria parole e fatti.
Meravigliarsi è il contrario del dare tutto per scontato: è vedere il nuovo e il bello che Dio crea ancora. C’è da meravigliarsi del nuovo presente nelle persone… quando si riesce a capire le loro ragioni. In quel caso sarà più facile risanare i rapporti compromessi…
Nella vita di tutti i giorni, può capitare che ci siano dei malintesi. Ci può essere qualche ferita provocata anche senza accorgersi… magari a causa della fretta.
Normalmente quando ci sono dei problemi, si dà per scontato che abbiamo ragione noi. In questo modo si chiude la porta agli altri. Invece è opportuno chiedersi che cosa hanno di buono gli altri e meravigliarsi per qualche punto positivo che c’è in ogni persona.
Occorre pensare alle cose buone che si hanno nella nostra famiglia e nella nostra comunità: il che aiuta molto a camminare insieme.
Maria e Giuseppe sperimentano l’angoscia quando non riescono a trovare il ragazzo Gesù che per loro era più che un figlio: avevano accolto quel Figlio e lo custodivano come il grande dono di Dio all’umanità. Avevano in cuore il segreto unico di quel Figlio che era sempre più al centro della loro vita. Cresceva l’affetto per lui, cresceva la comprensione man mano che diventava grande.
La famiglia di Nazareth è santa perché è incentrata su Gesù. L’angoscia provata da loro in quei tre giorni è anche la nostra angoscia quando ci dimentichiamo di lui per un giorno o più.
Siamo lontani da lui quando non preghiamo, ci dimentichiamo di leggere il vangelo, quando non andiamo alla Messa… perché è lì che Gesù ci parla e conversa come quella volta nel tempio. Egli offre la sua Parola, ci illumina, illumina il nostro cammino, ci dona il suo pane, il suo Corpo dal quale attingiamo vigore per affrontare le fatiche di ogni giorno.
Preghiamo oggi per tutte le famiglie del mondo, specialmente per quelle in cui, per vari motivi, manca la pace.