La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 24 gennaio 2025 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -C-

Letture:

Ne 8,2-4.5-6.8-10 /Sal 18 /1Cor 12,12-30 /Lc 1,1-4; 4,14-21

Offrire la forza del Vangelo!

   Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo. Dove era stato? Se ritorna, dov’era stato?

Era stato nel deserto, sempre condotto dallo Spirito che lo aveva portato a fare quell’esperienza di solitudine e di prova dopo il battesimo e dopo aver seguito Giovanni Battista per un certo periodo.

Gesù comincia la sua missione evangelizzatrice. È un annuncio di salvezza in parole efficaci. Sempre con la potenza dello Spirito Santo parla e fa quello che dice. Non sono solo belle parole le sue, sono parole autorevoli, che mettono a tacere lo spirito del male presente nel mondo.

Gesù è diverso dagli altri maestri. La sua scuola per lo studio della Legge, della Parola di Dio, si svolge nelle sinagoghe ma anche per la strada, nelle case, sempre in giro.

Gesù è diverso anche da Giovanni Battista. Il Battista annunciava il giudizio di Dio sul mondo, mentre Gesù annunciava il perdono del Padre.

Dopo aver girato per le sinagoghe, dove riscuoteva elogi e consensi in quantità, Gesù non poteva fare a meno di presentarsi anche nella sinagoga del suo paese, dove era sempre andato fin da piccolo. È un momento importante. Gesù si alza a leggere la sacra Scrittura. Apre il rotolo del profeta Isaia. Prende il passo dove è scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio». Poi, dopo un momento di silenzio pieno di attesa da parte di tutti, tra lo stupore generale dice: «Oggi si è compiuta questa scrittura che voi avete ascoltato». Annunciare il Vangelo ai poveri: ecco la sua missione, secondo quanto lui stesso dice. Questa è anche la missione della comunità cristiana e di ogni battezzato.

Essere cristiano ed essere in missione è la stessa cosa. Il Vangelo va vissuto: lo si annuncia a parole e, prima ancora, con la vita. Lo scopo principale della comunità cristiana è questo.

È da notare che Gesù parlando si rivolge a tutti e annuncia a tutti la buona notizia della salvezza, senza escludere nessuno e anzi privilegiando i più lontani, i sofferenti, gli ammalati, gli “scartati” della società. Sono tutti i poveri: Mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, la liberazione ai prigionieri, e ai ciechi la vista…

Evangelizzare i poveri, che cosa significa?

Avvicinarli, innanzitutto. Significa avere la gioia di servirli, di liberarli dalla loro oppressione. Tutto questo nel nome di Gesù e con il suo Spirito, perché il Vangelo è Gesù Cristo, la lieta notizia di Dio, è lui la misericordia del Padre, è lui la liberazione di Dio, è lui che si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà.

L’annuncio che il Regno di Dio è venuto in mezzo a noi si rivolge in modo preferenziale agli emarginati, ai prigionieri, agli oppressi.

L’oggi dell’annuncio che Gesù fa non è mai finito, dura tuttora. L’anno di grazia aperto da Gesù rimane sempre aperto.

Oggi, nelle parrocchie, nei gruppi è questa la priorità? Portare il lieto annuncio a questi poveri?

Non si tratta di fare assistenza sociale e tanto meno attività politica, ma si tratta di offrire la forza del Vangelo di Dio, che converte i cuori, risana le ferite, trasforma i rapporti umani e sociali secondo la logica dell’amore.