La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 31 gennaio 2025 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

2 FEBBRAIO – PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

Letture:

Ml 3,1-4 /Sal 23 /Eb 2,14-18 /Lc 2,22-40

Ognuno di noi appartiene a Dio!

   La famiglia di Maria e Giuseppe è ossequiente alla Legge e, in ossequio alle prescrizioni, portano il Bambino al tempio, a Gerusalemme.

Ricevono la benedizione o purificazione rituale e il Figlio viene offerto a Dio… e poi riscattato con un sacrificio: quello di due colombi, il sacrificio dei poveri perché i ricchi offrivano come minimo un agnello.

Il gesto di offrire a Dio il figlio primogenito era un segno forte, per dire che ognuno di noi appartiene a Dio. Gelosi della nostra libertà e autonomia, freniamo su questa idea e vogliamo vederci chiaro.

Quando diciamo “Io credo in Dio”, uno si affida a lui, si mette nelle sue mani, si getta nelle braccia del Padre.

Forse poi lo dimentichiamo… e come mai dopo uno si sente solo ad affrontare la vita? E a portarne i pesi?

La presentazione di Gesù per offrirlo a Dio non è stata una finta. È stato donato veramente al Padre. Gesù è sempre stato totalmente disponibile all’umanità.

Donano il Figlio a Dio, i suoi genitori, dona Dio il Figlio agli uomini. È tutta la vita di Gesù che afferma la sua appartenenza al Padre. Per Gesù, l’offerta di sé non è stata una semplice cerimonia.

E anche noi, se ci siamo affidati a Dio e alle sue mani, non possiamo sentirci in balìa del destino, come fossimo soli e abbandonati. Se vediamo il mondo nella tempesta, la nostra piccola fede dice che Dio è sopra la tempesta.

L’anziano Simeone appare sulla scena solo per un momento. Ha la funzione di riconoscere il Messia e di indicarlo pubblicamente. È un uomo che aspettava la consolazione di Israele: vuol dire che desiderava ardentemente e non era solo il desiderio di un momento: era l’attesa di un ospite caro che rimane con noi tutta la vita.

Simeone era giusto e timorato di Dio e, inoltre, lo Spirito era sopra di lui. Lo Spirito Santo è molto nominato da Luca. Evidentemente è lui il vero protagonista.

È lo Spirito che ha suscitato l’ardente attesa del Messia, mantenendola ferma fino alla fine. È sempre lo Spirito che dona la chiarezza a Simeone per riconoscere il Messia in un bambino. Dono dello Spirito è la speranza. Senza lo Spirito non si riconosce la presenza di Dio.

In Gesù, Simeone vede la luce e la salvezza per tutti i popoli. Respingiamo la tentazione di vedere solo il caos nei popoli della terra: nel mondo d’oggi Gesù è piccolo, eppure è Salvatore potente. È, come dice Simeone, “Luce di Dio che si rivela alle genti”.

È anche “segno di contraddizione” perché Gesù continua ad essere cercato e rifiutato, amato e crocifisso, sconfitto e vittorioso. Seguendo Cristo ci troveremo in mezzo a questa contraddizione. Non c’è da meravigliarsi. C’è solo da attaccarsi a questa speranza viva che Lui è.

Anna è profetessa: non perché indovinava il futuro, ma perché parlava del Bambino. È, come Simeone, figura dell’Israele devoto. Prega e serve il Signore, serve il Signore pregando. Profeta, nella Scrittura, non è chi predice il futuro, ma chi riconosce la presenza di Dio negli avvenimenti e vede la presenza di Dio in piccoli fatti di amore, in fatti positivi… di chi non perde la luce di Dio nelle oscurità…