La riflessione domenicale
Pubblicato giorno 8 agosto 2025 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale
XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -C-
Letture:
Sap 18,6-9 /Sal 32 /Eb 11,1-2.8-19 /Lc 12,32-48
In attesa tra fede e speranza.
Gesù dice anche oggi: Non temere piccolo gregge.
L’ha detto una volta, lo dice anche adesso. Come era piccolo il gruppetto dei discepoli, così è piccolo il numero dei fedeli nelle parrocchie.
Dopo il grande afflusso, magari nei luoghi di villeggiatura, i numeri si assottigliano. Dopo il raduno oceanico di Roma, i giovani scompaiono nella dispersione dei vari popoli… sia pur come lievito che fermenta la massa!
La parola di Gesù Non temere piccolo gregge… al Padre vostro è piaciuto darvi il regno… ha sempre incoraggiato i credenti perseguitati. Ha sollevato dal dubbio e dallo scoraggiamento i piccoli gruppi delle parrocchie che sembrano diventare sempre più piccoli.
Invece i grandi numeri sono sinonimo di successo. I grandi raduni permettono agli organizzatori di essere contenti e a volte magari di vantarsi. Attenzione però, a quello che dice il profeta Geremia: Il saggio non si vanti della sua sapienza, il ricco non si vanti della sua ricchezza, il forte non si vanti della sua forza!
Rallegriamoci pure quando vediamo lo spettacolo di molte persone che credono nel Signore, ma ricordiamoci che in cielo c’è gioia anche per un solo peccatore che si converte.
Non temere piccolo gregge… La comunità di Cristo, che è piccolo gregge, non deve temere nulla soltanto se vive per il suo Signore,
se non si distrae dietro ad altri signori, se davvero mantiene il suo cuore libero e spoglio di troppe cose, se custodisce il Vangelo e nient’altro, se cerca anzitutto il regno di Dio.
Al Padre vostro è piaciuto darvi il regno. Qui il Signore invita a esaminare bene il nostro animo e a vedere quanto esercitiamo l’amore concreto, a vedere di cosa il nostro animo vive.
Il Signore dice: Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. Diamo un nome a quella ricchezza per cui il cuore palpita. Non è il cuore che desidera. C’è il rovesciamento: è il tesoro che attira a sé. La vera ricchezza seduce, fa vendere tutto il resto per assicurarsela.
Il Signore diventa così l’unica ricchezza che attrae. Tutte le altre ricchezze che inseguiamo non fanno altro che distrarre. Ingombrano l’animo, lo appesantiscono, lo rendono insensibile alla carità.
Quel servo che ha fatto di sé stesso il suo tesoro, ha cominciato a comportarsi male e alla fine ha sbagliato tutto.
La vera ricchezza, che è il regno di Dio, non è cosa da conquistare, ma è un dono: Al Padre vostro è piaciuto darvi il regno.
Anche se siamo piccolo gregge di uomini e donne, a noi è stato dato molto.
Restiamo piccoli, perché il dono ricevuto è grande.
Il regno è una condizione di vita: la carità.
È un modo di pensare e agire secondo il Vangelo e secondo la volontà del Padre.
Perciò viviamo non nella paura del ladro che viene di notte, ma nell’attesa di un padrone speciale, unico, che quando torna ci fa festa, ci fa sedere a tavola e passa lui a servire, piuttosto che farsi servire.
Il Signore è un padrone al contrario: si fa servitore.