La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 5 settembre 2025 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -C-

Letture:

Sap 9,13-18 /Sal 89 /Fm 1,9-10.12-17 /Lc 14,25-33

La logica dell’amore e del servizio.

   Per essere suoi seguaci, Gesù mette condizioni chiare.

Per essere suoi discepoli: 1) non anteporre nulla all’attaccamento a lui, non amare nessuno più di lui, e

2) portale la propria croce per seguirlo.

Gesù vuol mettere in chiaro le cose, perché molta gente voleva entrare nel suo seguito. Molti lo vedevano come Messia e re, come il leader più valido.

Ma Gesù non vuole illudere nessuno (e d’altra parte neanche delude poi, alla fine!).

Gesù sa bene che cosa lo attende e qual è la via che il Padre gli chiede di percorrere: è la via della croce, del sacrificio di sé per il perdono dei nostri peccati e la redenzione dai peccati.

Seguirlo non è un corteo trionfale.

È condividere il suo amore misericordioso, entrare nella sua opera di misericordia per ogni uomo e per tutti gli uomini. L’opera di Gesù è proprio un’opera di riscatto per un perdono universale e per un vivere nuovo secondo Dio. E questo riscatto passa attraverso la croce.

Gesù non vuole compiere quest’opera di redenzione da solo: vuol coinvolgere anche noi nella missione che il Padre gli ha affidato. Un giorno dirà: Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi. A coloro cui perdonerete i peccati, saranno perdonati.

Il cristiano rinuncia a tutti i suoi beni perché ha trovato il Bene più grande, nel quale ogni altro bene riceve il suo pieno valore e il suo vero significato.

I legami familiari, le amicizie, il lavoro, la cultura, l’economia acquistano il vero valore. Il distacco da tutto ritrova tutto nella logica del Vangelo, nella logica dell’amore e del servizio.

Per diventare cristiani e seguire Gesù occorre dunque far bene i calcoli. C’è l’esempio del progettista di una torre da costruire e di un re che vuol fare guerra.

Prima di cominciare, si siede e fa bene i suoi conti: se può con 10mila uomini andare contro quello che ne ha 20mila… se no manda qualcuno a trattare e chiede la pace quando l’altro è ancora lontano.

Gesù non vuol parlare della guerra: è solo una parabola. Però in questo momento in cui siamo fortemente preoccupati per le guerre e preghiamo per la pace, questa parola del Signore ci tocca sul vivo.

In sostanza, dice che c’è una guerra più profonda da combattere, tutti insieme: è la lotta del bene e del male.

È la decisione forte e coraggiosa di rinunciare al male e alle sue seduzioni. La decisione di scegliere il bene, pronti a pagare di persona.

Questo è seguire Cristo e prendere la propria croce: questa guerra profonda contro il male.

A che serve far guerre, tante guerre, se ognuno non è capace di fare la sua guerra del bene contro il male?

Questa guerra comporta, tra l’altro, dire no all’odio fratricida e alle menzogne di cui si serve.

Dire no alla violenza in tutte le sue forme. Dire no al commercio delle armi…

Questi sono i nemici da combattere e prima ancora all’interno… come disarmare il linguaggio!