La riflessione domenicale
Pubblicato giorno 26 settembre 2025 - In home page, In primo piano, Riflessione domenicale
XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -C-
Letture:
Am 6,1.4-7 /Sal 145 /1Tm 6,11-16 /Lc 16,19-31
Cambiare atteggiamento qui e ora!
Il povero dimenticato e il ricco spensierato.
- Anche per noi c’è consolazione, dice il Vangelo, se ci troviamo nella condizione del primo.
- Anche per noi c’è il giudizio se ci troviamo nella situazione del secondo.
Per coloro che hanno subìto ingiustizia e non ricorrono alla violenza, ma accettano di non vendicarsi… c’è la parola: Beati voi che ora piangete, perché riderete. Voi che soffrite e versate lacrime di dolore, talvolta di rabbia e disperazione, il Signore stesso asciugherà ogni lacrima dai vostri occhi e darà consolazione.
Ci sono anche parole di giudizio per chi rientra nella categoria del ricco. Che colpa ha il ricco? Mica lo ha maltrattato il povero alla sua porta. Semplicemente, non lo ha visto.
Per lui e per i suoi simili si parla di fuoco eterno! E quindi c’è urgenza di passare a un altro atteggiamento, qui e ora.
Il Vangelo vuole che ognuno, che possiede denaro e beni d’ogni genere, entri in una logica di giustizia e condivisione, pena trovarsi solo, nel tormento e nella sofferenza.
Si troverebbe solo e isolato già qui, e non solo dopo la morte, perché il giudizio comincia già qui, a seconda che uno voglia godersi da solo la sua abbondanza, o aprire il cuore alla comunione e alla condivisione.
Davanti al Vangelo siamo tutti sotto esame. Dobbiamo sentirci sotto esame, consolati in quanto ci troviamo dalla parte del povero Lazzaro e giudicati in quanto si può somigliare al benestante egoista, che vede solo sé stesso.
È un falso paradiso il suo, illusorio e coi giorni contati.
Un giorno il povero morì e fu portato nel grembo di Abramo… In questi tempi, il nostro povero padre Abramo ha il suo bel daffare! Tanti figli di diversa tradizione religiosa da consolare: tutti si rifanno a lui dopo aver fatto anche i “Patti di Abramo”. Tanti figli vittime di bombardamenti da una parte e ostaggi di terroristi dall’altra.
Soffiamo anche noi, col nostro padre dei credenti, per non vedere una soluzione, ma l’odio crescente tra le parti.
L’unica possibilità che abbiamo è quella di poter cambiare la nostra vita.
Questa possibilità è negata invece al ricco rimasto solo, con la sua grande sete che non può più appagare, perché per lui ormai è troppo tardi. Non ha più neanche la possibilità di avvertire i suoi fratelli né di ammonirli.
Se l’inferno è impotenza, la vita che viviamo è potenza: possibilità di cambiare… noi stessi e parte del mondo in cui ci troviamo.
La vita che abbiamo è possibilità di amare, di fare del bene… possibilità di fare dei passi: poco importa se qualche passo indietro, importa cercar di andare avanti e fare sempre meglio che si può.
Il Signore ci dia la grazia di vedere e non essere ciechi di fronte al prossimo.
Che ci renda capaci di sentire la sua voce e rispondere.