La riflessione domenicale

Pubblicato giorno 28 novembre 2025 - In home page, Riflessione domenicale

I  DOMENICA DI AVVENTO -A-

Letture:

Is 2,1-5 /Sal 121 /Rm 13,11-14/Mt 24,37-44

Chiamati a navigare nel diluvio.

   Oggi il Vangelo chiama i cristiani a navigare nel diluvio. Il tempo in cui viviamo non è forse un diluvio così disastroso, come può sembrare… ma occorre stare attenti e vigilanti per non essere travolti. Possono essere gli eventi a travolgere. Può essere la mentalità corrente a travolgere. È una marea da navigare bene, senza soccombere. È la mentalità corrente che non sembra così malvagia: non è atea ma è senza speranza.

Ci sono molte buone idee e buone azioni, ma a volte solo parole in circolazione, ma restano forse solo parole. In circolazione c’è anche tanta rassegnazione, c’è fatalismo e quindi pessimismo e sfiducia.

Eccoci allora a celebrare il “Giubileo della speranza”. È la nostra “arca di Noè”. Un gruppo abbiamo partecipato a Belluno il 28 dicembre dell’anno scorso. Alcuni hanno avuto la grazia di viverlo a Roma. Tutti l’abbiamo seguito alla TV: vari gruppi venuti dal mondo. Finalmente anche qui, nelle nostre parrocchie, lo celebriamo l’8 dicembre prossimo.

A minacciare oggi è il diluvio di una mentalità senza speranza. È il modo di vivere senza rendersi conto di quello che accade. Al tempo di Noè, la gente non faceva niente di male: mangiavano e dormivano tranquilli, si sposavano e credevano nella vita: anche meglio di quanto noi crediamo!

Eppure quando si riduce la vita solo a questo, si è travolti dalle cose. Vivere senza accorgersi di nulla è proprio degli animali e non è proprio degli uomini.

S. Paolo scriveva ai Romani quanto abbiamo letto nella 2^ lettura: Consapevoli del momento, è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti.

La comunità cristiana era piccola a Roma, ma in rapida diffusione. Prima che scoppiasse la persecuzione di Nerone era un movimento penetrante, discusso, che trovava approvazione e opposizione. La società dell’Impero pareva potente, ma aveva tutti i sintomi della debolezza e del disfacimento. A salvare il mondo cominciava già a farlo quel popolo marginale, quasi clandestino dei cristiani.

Il Vangelo vuole che noi cristiani oggi, senza star tanto a contarci, ci domandiamo: Siamo come tutti gli altri? Abbiamo mangiato, abbiamo appagato i nostri desideri, fatto i nostri interessi come tutti gli altri? Non ci accorgiamo di nulla?

Gesù è venuto a insegnare un modo di vivere le relazioni e di plasmare una generazione, di creare una civiltà… in una parola, a stare al mondo secondo il disegno di Dio. Allora “svegliarsi dal sonno” è il contrario del non accorgersi di nulla (come i contemporanei di Noè), ma è “accorgersi di tutto”.

Accorgersi e vigilare vuol dire metterci tutto quello che crediamo e speriamo nelle più piccole cose. Accorgersi è mettere il meglio di noi nelle cose grandi o piccole che si fanno. Ci rendiamo conto che la fede e la speranza si giocano nelle azioni grandi o piccole che compiamo e nelle parole importanti o semplici che escono dalla bocca?

Destarsi dal sonno e vegliare è prepararsi alla fatica, alla resistenza e a volte anche alla lotta… a lottare contro sé stessi, contro le nostre paure. Esercitare la mente illuminata dal vangelo: è l’unica condizione per non adeguarsi passivamente a ciò che tutti dicono e fanno. Sarebbe questo il diluvio che può travolgere se non si è preparati.

Il nostro pensare è incompatibile col pensare dominante. Bisogna discernere il positivo e anche imparare, ma ricordare quel che dice S. Paolo: “Noi abbiamo il pensiero di Cristo”!